40x40 cm ~ Pittura, Acrilico
Una giornata di autentica sfortuna
Di piscine ce n'erano poche e grandi come il Lido nessuna. Al lido s'andava mai meno di tre, perché era lontano dalla nostra zona e si sa, in tanti posti non sono ben accettati gli estranei. C'erano voluti un po' di giorni ma, a forza di vederci, i locali si erano abituati a noi: non ci guardavano più in cagnesco e ci permettevano di parlare con le ragazze. Laura era il mio tipo, non la abbandonavo mai, quando non c'era il suo ragazzo, un tipo piuttosto alto, muscoloso ma rozzo e grosso di pensiero di nome Giacomo detto Jek. Una sera con Laura mi accordai di vederci il giorno dopo; il suo Jek non ci sarebbe stato ed io mi ero fatto un sacco di sogni. Il giorno dopo, da solo perché tutti impegnati, arrivato al Lido, con terrore, mi accorsi di non aver infilato nel borsone proprio il costume che, in ripiego, riuscii ad ottenere di nascosto, neanche fosse droga, da un bagnino per lire cinquecento, praticamente tutto quello che avevo. Il costume era di almeno due taglie in più e mi toccava di tanto in tanto riannodarmelo di fianco o recuperarli alle ginocchia quando mi tuffavo. La compagnia di Laura quel giorno fu guastata da un certo malessere che subiva; saltata l'alimentazione per mancanza di fondi cercavo di nascondere il rumore dei mio intestino parlando, ma sappiamo che a stomaco vuoto, sotto il sole, dopo una nuotata, può darsi che qualche incontrollata sciocchezza scappa e Laura si rabbuiò. Ma il colmo della sfortuna fu che Jek s'era liberato dai suoi impegni e, con tutta la scortesia di cui era capace, mi disse di togliermi di mezzo, cosa che feci e non parliamone più.
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