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Il tempista

Entrai nella fabbrica con lo stomaco in subbuglio; era la prima ditta nella quale mettevo piede e
l'atmosfera che ne ricevetti, non fu delle più accoglienti. Percorsi il lungo corridoio che portava all'usciere
il quale mi indirizzò al mio reparto. Attraversai un paio di grandi saloni colmi di macchine utensili
manovrate da un gran numero di operai, dei quali, soltanto pochi mi guardarono, però uno di questi mi
fissò negli occhi e mi fece il gesto di tagliarmi la gola. Nell'ufficio di reparto mi accolsero cordialmente e,
se nel modo di farlo, mi mettessero in sospetto, mi proposi di accettare tutto, compreso le offese,
d'altronde il mio obiettivo era lavorare per guadagnare. Finiti i convenevoli, il capo reparto mi diede una
tabella di lavorazione ed un cronometro dicendomi: vai al 41 e controlla i tempi. Il 41 era un operaio
immenso, peloso e dall'aspetto truce. Esordii con un “buongiorno” al quale mi rispose “buongiorno un
.....” e, di ..... in ....., mi espresse la sua volontà di lavorare come gli pareva e che andassi “a fare in ....”.
Probabilmente rimasi così di stucco da assumere una espressione talmente ridicola da provocare
tutt'intorno una chiassosa ilarità. Infine era tutta una commedia; uno scherzo col quale accoglievano i
nuovi arrivati. Mi si presentarono anche un paio di sindacalisti. Il capo reparto, in ufficio, si riprese il
cronometro dicendomi: “ E' un bel po' che non lo usiamo”.

Aggiunto il 8 ago 2023