27,6x27,6 in ~ Pittura, Acrilico
Oddio, Fulvio non sapeva neanche cosa fosse il ballo, sapeva soltanto che gli piacevano le parole di
quella canzone che proveniva da una piccola giostra e quella ragazza che gli aveva rivolto la parola.
Rimase per qualche istante incredulo, il tempo sufficiente per perdere di vista la ragazza che cercò
inutilmente tutto il pomeriggio cantando dentro di se il motivetto di quella canzone:
Se sapessi
che ancora dentro la mia anima
conservo quell’affetto
che avevo per te…
Chissà se sai
che non ti ho mai dimenticato
ripensando al tuo passato
ti ricorderai di me.
Col passare delle ore Fulvio si era costruito con frammenti di memoria il volto della ragazza e ad
essa aveva dedicato una decisione, quasi un voto.
La periferia più periferia di Milano è fatta di alti condomini piantati in mezzo a prati e campi mezzo
coltivati; l’impressione è che non ci sia e ci sarà mai qualcosa che li regoli; che dia loro una logica
di collegamento e la sera, man mano la nebbia si addensa, tutto diventa buio e triste. E’ il
momento in cui esce di casa Fulvio e si incammina verso il surrogato di un ricordo: percorre una
strada mezzo asfaltata che si perde in un grande prato, in mezzo al quale è stata posata una
giostra con dodici cavalli, sei neri e sei bianchi. Fulvio viene qui tutte le sere per i cavalli che lo
aiutano a ricordare un volto e per il sentimento di amore che una canzone risveglia ogni volta che il
vecchio giradischi del giostraio fa suonare.
Se sapessi
Che ancora dentro la mia anima
Conservo quell’affetto
Che avevo per te……..
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