morte di un umano (2024)

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VACANZE CULTURALI

A me non piace venire in vacanza qui, dietro la luna, a guardare da questi schermi ingranditori i terrestri
laggiù, su quel pianeta azzurro e bianco.
Papà dice che è importante osservare e cercare di capire quali motivazioni generano tanto odio e tanta
violenza ma anche tanto amore, tra quegli esseri che un po’, ma solo un po’, somigliano a noi.
La faccia scura della luna, quella che non si vede mai dalla terra è piena di alberghi e piste di decollo, ma è
anche piena di divieti e vigilanti: non si può superare la linea dell’ombra; non si può fare circumnavigazioni
della luna ed è vietato il solo pensare di recarsi sulla terra.
Che palle!
Le uniche cose concesse sono il nutrirsi di prodotti terrestri che qualche scemo va a prendere laggiù e che
costano una infinità; il seguire un povero terrestre per tutto il tempo che vuoi e dove vuoi grazie ad invisibili
telecamere adimensionali; imparare i complessi linguaggi terrestri e soprattutto cercare di carpire quella che
chiamano spiritualità umana e che non so cosa sia; si perché, a quanto dicono le guide turistiche, gli uomini
furono relegati sulla terra affinché coltivassero una caratteristica che nessun altro essere dell’universo ha: lo
spirito; gli uomini vivono poco sulla terra ma hanno il dono di vivere in spirito per l’eternità dopo la morte, al
contrario di noi tutti, esseri delle galassie, che viviamo tantissimo ma dopo morti siamo nulla, niente spirito.
Fatto sta che qui sulla luna essendoci così poco da fare, alla fine mi sono decisa di seguire la vita di un
terrestre e, siccome vivono poco, ho ascoltato il consiglio di sceglierne uno appena nato, così potrò seguirne
l’intera vita che durerà più o meno quanto la mia vacanza.
Come gira veloce la terra intorno al sole e la luna intono alla terra ancora di più.
Non pensavo fosse così difficile vivere da esseri umani; il mio uomo, quello che scelsi settanta anni terrestri fa
è infine morto ed io lo piango disperatamente.
Caro, caro amico quanto hai combattuto e sofferto, amato e odiato; ti sei indurito crescendo ed intenerito
invecchiando. Ti amo, effimero amico. Papà dice che non sei morto ed io adesso lo credo perché sei tu il
dolore che sento dentro di me e quella immagine che non scompare dalla mente sei ancora tu; sei tu
nell’universo ed anche dentro di me come parte di esso. Voi terrestri non morite mai perché rivivete dentro
ogni cosa, anche dentro di me dopo di me.
E adesso via, lontano da questo buco nero di sofferenza da questa nova di esplosivo amore; torniamo alle
nostre deboli stelle, alle nostre rassicuranti tecnologie, alle nostre certezze, portando un alieno nel petto.
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