Aggiunto il 24 feb 2024
Sei domande a Stefano Galli, pittore del metareale
Di Michele Franco
Articolo di Milo Julini
Pubblicato in data 20/03/2022
Pittore premiato da pubblico e critica, Stefano Galli non conosce soste creative o cali di popolarità.
La sua personalità è analitica ma sognante e propensa a viaggi fantastici. Il risultato è una pittura metareale, e sulle tele si intrecciano emozioni vivissime e sensazioni lontane, descrizioni geografiche si mescolano a percezioni e sentori del passato, conosciuto e ignoto convivono spensierati o ponendo domande profonde e cruciali.
Galli ci porta in un territorio "magico" in cui tutto è, tutto appare, tutto sembra. Il linguaggio pittorico fresco cela una acuta e partecipe osservazione emotiva del mondo, delle genti, della natura, dei sentimenti.
Conflitti terribili, noia del vivere, leggende d'Africa, guerre quotidiane, ricordi di gioventù, visioni di città.... tutto prende velocità sulle sue tele, ma chi sa cercare riconosce, pur nel dinamismo delle composizioni, il proprio angolo di intimissima, personale quiete.
Galli, vogliamo partire sparigliando la sequenza delle domande, un po’ come avviene nei tuoi dipinti? Quali mostre per le tue opere nel prossimo futuro?
Per fortuna il programma espositivo è vivace, per il momento le mie opere sono in permanenza nella galleria Accorsi arte a Torino ed alla stessa galleria nella sede di Venezia.
Dal 28 marzo al 4 aprile parteciperò con alcuni quadri di medio formato alla collettiva alla Galerie Bortone di Parigi. Faremo inoltre una personale, io e il bravissimo scultore Maxo della Rocca a luglio, al palazzo del Bargello di Gubbio. Ma ci sono altre novità in via di definizione, sulle quali ancora non mi sbilancio.
Ricerca artistica e innata voglia di conoscere fanno parte della tua personalità. Quali riferimenti artistici hanno "lasciato il segno" nel tuo percorso pittorico?
Mi interesso di arte da sempre pertanto, come usava un tempo, fui subito “presentato” a Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, e altri grandi della pittura. Figure immense che, se da una parte stimolavano, dall’altra demoralizzavano per la loro irraggiungibilità.
Negli anni Sessanta contrassi grande passione per i futuristi dei quali, culturalmente e politicamente, era quasi vietato ricordarne l’esistenza. Personaggi che, di fronte al rapido cambiamento dei tempi, invece di reagire in modo conservatore, spronavano quei cambiamenti, facendone la scelta intellettuale della propria ideologia.
Nei tuoi dipinti cogliamo, nel vorticare dell'impianto costruttivo e nell'uso di colori contrastanti, quel dinamismo. Gli accostamenti cromatici sono ricercati, coraggiosi, splendidi. E su tutto domina la luce: segno di ottimismo, o necessità profonda, oltre l'estetica?
Per me la pittura è colore. Lo uso senza uno studio preliminare. Confesso che, all’inizio, l’uso di forti colori fu, da parte mia, un atto di ribellione nei confronti di tanta pittura che appariva sempre più ripetitiva, anonima, scolorita, quasi volesse passare inosservata.
Pertanto, non mi meravigliai di alcuni motti di irritazione che mi furono manifestati proprio a causa del colore. Stavo andando in una direzione "controcorrente" all'epoca, e la cosa non mi dispiacque. Non ho mai seguìto le mode, ho sempre realizzato una pittura che sentivo maturata come mia espressione. E il colore era parte integrante del mio linguaggio espressivo.
Qual è lo stimolo che ti spinge a realizzare opere in cui il senso di circolarità è dominante? C'è necessità di controllo SU ciò che vedi o cerchi la vertigine dello smarrimento IN ciò che vedi?
È una evoluzione o una involuzione quella che, nel tempo, mi ha portato a prospettive circolari? Esteticamente direi che la risposta è impossibile, sarebbe troppo relativa.
Una cosa è certa: tempo fa scelsi di distaccarmi un poco dai problemi del mondo, annebbiando l’osservazione delle cose. La pittura, inconsciamente, seguì tale indirizzo, e come un balsamo mi portò a realizzare visioni sempre più vaste: panorami dagli orizzonti lontani nei quali, invece di smarrirmi, mi ritrovai.
Parliamo così della metarealtà, definizione che abbraccia la tua produzione pittorica. Il metareale, spazio d'incontro tra noto e ignoto, è infinito territorio incerto. La tua dimensione onirica ci si trova a proprio agio?
Direi che ogni interpretazione personale della realtà è metareale, essendo la risultante di un connubio di vero e falso. Affidandoci a questo lemma, possiamo evitare di chiederci se quanto facciamo appartenga al mondo reale oppure a quello del sogno. Si tratta di un territorio effettivamente incerto, ma anche accogliente: permette di sfiorare il metafisico e il surrealismo, e di esprimere quanto filosoficamente vogliamo dire. Personalmente affermo che, nella banda di accettazione della metarealtà, è facile sentircisi a proprio agio.
La tua vita reale avviene nel mondo tecnologico, fatto di regole stringenti. Il metareale dell'animo, che esprimi su tela, è un paradiso possibile o solo una diversa prigione?
Il nostro mondo è sempre stato così, in ogni periodo storico: una specie di prigione composta dalle nostre insoddisfazioni di cui proprio l’arte ha sempre collaborato per abbatterne le pareti. L'arte è evasione. È libertà allo stato puro; una inviolabile cittadella nella quale rifugiarsi per realizzare, se lo vuoi, nuovi paradisi liberi da regole ed imposizioni, altrimenti puoi godere della libertà di costruirti una prigione o, addirittura, il privilegio di inventarti un inferno.
Grazie Stefano Galli.
Aggiungo che la sua pittura dialoga con persone d'ogni età.
Il suo "fare Arte" non è racchiudibile in un "target": le opere sono trasversali e colpiscono un pubblico variegato. Modernissime pur quando raccontano il passato, catturano con mescolanza di linguaggi espressivi ampia. Dal ponderato disegno di base emergono opere che si staccano dai confini-prigione, entrando in un territorio visivo e immaginifico ricco di rimandi e simbolismi. Anche nelle scene all'apparenza più "normali" ogni dipinto è pronto a svelarci l'imponderabile.
L'atmosfera surreale, onirica, giocosa, può mutare improvvisamente, e rivelarci tutto "l'altro" che l'artista ha sapientemente occultato nei suoi dipinti. Così, gli stimoli emozionali che le sue opere donano sono inesauribili.
Michele Franco