Aggiunto il 20 gen 2016
Dopo tanti anni di inutili romanzi e di poesie inedite, mi rammarico di aver guardato il mondo attraverso la fantasia, chiuso tra queste pareti ingiallite dal fumo.
Eppure fui un artista o meglio, tale mi definivano: uno scrittore dalla sbrigliata fantasia che manipola la realtà quotidiana ed il mondo che la contiene ottenendo effetti narrativi sconcertanti; a volte struggenti, altre edificanti.
Pezzi di critiche che ho conservato in un album anch’esso ingiallito dal tempo e dal fumo, dove i ritagli hanno ormai la consistenza della carta bruciata.
Guardo Mina, la dattilografa, che aspetta le mie parole: è sciatta e corpulenta; le dita tozze e grasse come grassi sono i tasti della “Olivetti” in attesa anch’essa delle mie parole.
Sbuffo.
“Vaffanculo, oggi non ho voglia di lavorare! Torna domani.”
E’ abituata, non se la prende e se ne andrà mobilitando il suo consistente culo attraverso la porta.
La guardo raccogliere le sue cose.
“A domani Mina”
“Ciao Maestro; segno tre ore come d’accordo?”
“Come d’accordo”
E pensare che una volta mi dedicava ben altre ore.