Aggiunto il 10 feb 2016
Non ci sono scuse, questa piazza è proprio triste.
Eppure non desidero vivere da nessun’altra parte di questa città, figuriamoci nel resto del mondo.
Qui sono nato e la gente del quartiere ha vissuto intorno a me con la naturalezza di una coltura batterica: ci incontriamo, ci salutiamo, con qualcuno neanche quello anche se sono cinquanta anni che ci vediamo quasi tutti i giorni.
Casualmente so chi è quello e quell’altro, ma mai con particolare interesse, lo so così, come so dov’è la fermata del tram o dov’è il panettiere.
Nessuna relazione per carità!
In una giornata uggiosa così poi, non mi interessa nemmeno chi sono io: una nullità magnifica, sola dentro un bar ne quale il barista da sempre mi chiama Carlo e chissà perché?
Io, non mi chiamo Carlo, il mio nome non mi pare di averglielo mai detto, ma va bene lo stesso anzi meglio!
La sorsa settimana è morto il mio vicino di pianerottolo ed ho scoperto dal registro in atrio il suo vero nome.
E’ scivolato nel tempo inosservato come una foglia sui flutti di un rigagnolo.
Esco, un bel respiro di gelida nebbia; fra poco sarà buio e salirò fino a casa mia senza accendere la luce.