Aggiunto il 30 mar 2016
Davanti all’hotel all’ingresso dalla statale, c’erano due piccole torrette merlettate e poco più in la, dall’altro lato della strada, un viottolo di sabbia battuta ombreggiato da contorti pini marittimi conduceva al mare.
La corriera fermava proprio lì, ai pini e da questi si arrivava al passaggio a livello, poi dopo c’erano le dune che nascondevano alla vista il mare e la larga spiaggia.
Il mare era sole, pelle appiccicosa di sabbia e pane con mortadella, tutto qui; unica attrazione: il treno che passava tremendo dietro le dune e se ne poteva vedere la sommità delle carrozze scorrere imperterrite ed indifferenti alla tua presenza, a quella dell’altra gente e perfino del mare.
Il bello era quando il passaggio a livello era abbassato e di lì a poco sarebbe passato il treno; era il momento in cui le madri stringevano con forza le mani dei figli ed i soliti frettolosi attraversavano i binari con rapide corsette guardando a destra e a sinistra ed altri scuotevano la testa.
Perché perdere il passaggio del treno?
Ecco, arriva!
Il muso d’acciaio si ingrandisce con gli occhi di vetro di un mostro assassino; inesorabile come il destino, tritando i binari ti sbatte col rumore dell’aria e col suo odore finché è passato.
Pazzo, non mi travolgerai!