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Aggiunto il 20 lug 2016

Il pullman scomparso


Alla fine, il mistero della sparizione del pullman con tutti i suoi passeggeri si risolse nel modo più idiota possibile; altro che rapimento di mafia, terrorismo o alieni: fu dabbenaggine!
Ormai notte, il pullman della gita aziendale “Fallodomani srl” scaricò alla stazione di servizio dell’autostrada i suoi passeggeri quasi contemporaneamente ai turisti tedeschi del pullman della agenzia di viaggi ”Wagen schnell ”. 
Nel mentre i tedeschi si dedicavano alla degustazione di buoni vini e ottime mortadelle, gli italiani, compiuti i dovuti riti corporali e sorbito l’abituale caffè ristretto che non combatte il torpore, seguendo il più assonnato del gruppo, salirono sul pullman tedesco dove si accucciarono abbandonandosi tutti in breve al più beato dei sonni. Fu così che l’autista, rumeno, non distinguendo dal modo di russare la nazionalità dei passeggeri, puntò decisamente sulla Germania.
L’autista nostrano invece che s’era fermato un po’ troppo al video poker, trovando il pullman vuoto, girò l’area di sosta in lungo ed in largo alla ricerca di quella serie di rimbambiti che oltre ad aver cantato “E la Violetta la va la va la va, la va, La va sul prato eccetera” per tutto il viaggio scassandogli gli attributi, ora si permettevano di fargli uno scherzo nascondendosi come bambini deficienti. 
Aspettò ancora una mezzoretta poi avviò il mezzo e partì, avvisando per telefono l’agenzia di viaggi della sparizione dei suoi passeggeri; e qui nacque la storia dei rapimenti perché, incazzato com’era, alle ripetute richieste di spiegazioni, sparava di volta in volta ipotesi sempre più sceme; una caterva di stupidaggini insomma che i giornali del mattino come usuale riportarono molto volentieri. 
Ma torniamo ai turisti tedeschi che ad un certo punto si avviarono al pullman ma non trovandolo supposero che il rumeno l’avesse portato a fare rifornimento. 
Aspettarono un po’, pazienti; soltanto qualcuno bofonchiò qualche frase mozza di asburgica memoria circa l’indole di un popolo slavo dalla parlata mezzo latina, poi, pur nella convinzione di essere in un paese dal clima equatoriale, qualcuno iniziò a sentire freschino e quindi tutti decisero di ritornare allo snack –bar ed al suo mercatino alimentare.
Questo fatto diede origine in seguito a particolari conseguenze per questa area di sosta autostradale in quanto la comitiva teutonica, pian piano riscaldata da vini misti italiani e da salamelle emiliane, scivolarono in una spontanea bier fest completa di cori e di onde umane al punto che, essendosi divulgata la voce che il locale si fosse trasformato in una birreria, i gestori per parecchie settimane dovettero assoldare dei buttafuori per tenere lontani i beoni della zona che pretendevano di cantare e fare l’onda al bancone del bar coinvolgendo ignari viaggiatori intenti a sorseggiare un caffè.
L’autista rumeno viaggiò tutta la notte senza pensieri fino in Germania quando improvvisamente qualcosa lo preoccupò: In piena foresta nera, l’ignaro ragionier Cupello, aperti gli occhi cisposi ed ancora assonnati, vedendo all’esterno un paesaggio piuttosto ghiacciato, chiese con garbo “Ma dove cazzo siamo?”, frase non tipica del linguaggio tedesco che indusse l’autista a scrutare meglio lo specchietto retrovisore interno cogliendone una immagine agghiacciante: il disordine era indubbiamente italico come pure le gambe pelose nei calzoncini corti che sporgevano in corridoio.
Grazie alla scarica di adrenalina dedusse istantaneamente gli eventi; si infilò nella prima stradina laterale che portava ad uno sperduto villaggio e qui violentemente scaricò, mezzo svestiti, gli intrusi poi, con rapida manovra, riprese la via dell’Italia per il recupero dei legittimi passeggeri. 
Fu così che a temperatura da freezer la comitiva, sperduta in località ignota e vestita in modo non appropriato, fu circondata da tre macchine della locale polizei, chiamata da alcuni cittadini terrorizzati dalla presunta minaccia di invasione e scandalizzata dall’indecente ricambio d’acqua perpetrato da mezza dozzina di alieni contro una palizzata caratteristica dell’artigianato ligneo locale.
Fu soltanto grazie all’intervento di un aitante signore, dai grossi e folti baffi bianchi che, amante del grande Michelangelo, nella pur infinitesima probabilità che in tali italici individui si conservasse qualche spezzone di DNA del Maestro, fu indotto ad intervenire in loro aiuto procurandogli un interprete, al caso un calabrese da quaranta anni residente in Germania che, oltre a cancellare la propria origine mediterranea ossigenandosi i capelli, si era ben guardato dall’ aggiornare il proprio dialetto; pertanto, solo con l’ausilio di cenni e disegni riuscirono a spiegarsi. 
Furono ospitati in una legnaia abbandonata, ma avendo fatto scompisciare dalle risate la Polizei per la loro sfiga, gli furono condonate le denunce per atti osceni e deturpamento di beni pubblici.
La comitiva della “Fallodomani srl”, fu recuperata col pullman e con l’autista originale, il quale per tutto il viaggio, girandosi di tanto in tanto per vederli dal vivo, mormorava a mezza bocca: razza di coglioni!

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