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Aggiunto il 27 lug 2016

Sorseggiando il caffè


Il mattino, da dietro le persiane accostate e a questi gerani, con in mano la tazzina del caffè, guardo la piazza assolata, tinta del rosa del primo sole; mando soltanto uno sguardo al brulichio degli ambulanti che coprono di verdura i banconi per abbandonarmi al nulla.  
Immobile, con lo sguardo fisso in un punto all’infinito, senza nulla vedere o pensare, percepisco l’immobilità del tempo non interrotta dal movimento involontario e cadenzato del braccio che porta il caffè alla bocca. Può passare un secondo, come un anno, non so. 
A volte mi invento che sia passata una intera vita e questo mio risveglio sia la vita di un altro me; un me per un po’dimenticato ed ora, che è ritrovato, riprende la propria esistenza. 
Così, mi guardo intorno e vedo cose note ma mai esaminate; mi fingo di farlo per la prima volta ed allora afferro un soprammobile, lo scruto, lo giro e rigiro e poi magari passo ad una rivista abbandonata sul sofà o ai quadri appesi nella penombra del corridoio. 
Lo so che qualcuno mi scruta di sottecchi.
Sono io domani?

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