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Aggiunto il 21 set 2016

Le guerre degli altri


Anche quest’anno andrò in vacanza la dove si combatte e per due precisi motivi: primo, dove c’è la guerra il turismo è in crisi per cui ti fanno prezzi stracciati e ti trattano da dio; secondo, perché quando torni qualcosa da raccontare ce l’hai di sicuro e se, per caso o per fortuna, crepa qualcuno della comitiva finisci anche in TV.
Il cacciatorpediniere accostò alla scogliera e quasi timidamente sparò una salva di cannone verso la scogliera; immediatamente dalle feritoie mimetizzate nella roccia, sbucarono alcune canne di grossi calibri che in pochi istanti affondarono il caccia.
Le navi da battaglia a qualche miglio di distanza in attesa degli eventi, ripresero la navigazione avvicinandosi, ponendosi con l’artiglieria in posizione di cannoneggiamento; solo in quel momento mi accorsi del possibile pericolo, così mi alzai dallo sdraio e sbandierando il mio asciugamano rosso, avvisavo della nostra presenza: eravamo turisti!
I cannoni dalla fortezza nascosta nella scogliera, spararono con alzata troppo alta una serie di proiettili che finirono oltre la flotta la quale, ormai pronta alla battaglia, scaricò una decina di potenti bordate sulla roccia.
Io intanto mi sbracciavo sventolando l’asciugamani mentre mia moglie roteava a mo’ di bandiera il variopinto ombrellone; “Ma che cazzo, non ci vedono!?”.
Alla fine decidemmo di lasciare in tutta fretta la spiaggetta; correndo con sotto braccio figli, ombrellone e sdraio, ci dirigemmo verso l’albergo; “Mi sentiranno” pensavo mentre il cannoneggiamento aumentava ed intorno a noi cadevano frammenti di roccia e lapilli incandescenti.
“E’ una cosa indecente; non è previsto che la loro stupida guerra ci tocchi, siamo turisti; adesso gli faccio un culo!”
Non trovammo più l’albergo in piedi e ne ovviamente il bagaglio; conciati da spiaggia come eravamo raggiungemmo, affamati e stracciati, in tre giorni di marcia, il Consolato che era in piena evacuazione. 
Il Console non ci degnò di uno sguardo, solo un funzionario ci indicò una lunga fila di gente che si dirigeva verso l’aeroporto dove, in un angolo nascosto, dietro alcuni hangar semidistrutti, un elicottero con la nostra bandiera ci aspettava.
A seguito di serie minacce da parte del pilota, lasciai a terra a malincuore l’ombrellone da spiaggia che era stato il nostro tetto per due notti. 
Nel freddo vortice d’aria durante il volo che ci portò in un aeroporto ai limiti della decenza, decisi di chiedere i danni all’Agenzia di Viaggi, ma i furbi si erano tutelati: avevano previsto una cosa del genere in un clausola scritta così in piccolo che dovetti aguzzare la vista.
La prossima volta leggerò meglio il contratto perché di fronte ad eventi del genere è giusto che il turista sia tutelato.

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