Aggiunto il 21 ott 2016
Figlie mie non è un rimprovero ma…
Quando, carico degli acciacchi del mattino, mi alzo dal letto e con mamma compiamo le semplici cose del risveglio, vado volentieri al ricordo del vostro giungere in cucina, nelle bianche vestaglie, con l’umore gioioso o mugugnante; con problemi non rivelati e quesiti riservati a mamma per i pudori di voi piccole donne.
Abbiamo coltivato in noi i vostri sogni e lottato affinché fossero semplicemente belli e, nel momento stesso in cui ci lasciaste, ve li portaste via lasciandoci come due spezzoni alla deriva, abbandonati come i primi stadi di un missile in rotta verso la luna.
Oggi, io e mamma, riempiamo la casa dei nostri brevi, esistenziali dialoghi, chiamando i gatti colla voce dei bambini perché, è inutile negarlo, quello che ci premeva fare era si di generare vita ma anche di trattenerla il più possibile con noi, sperando che il tempo non passasse e rimaneste sempre bambine.
Quando, con l’inizio del vostro lungo esercizio di sopravvivenza, lasciaste casa per andare come raminghe verso il futuro, non ebbi alcun timore per voi figlie perché la forza, il coraggio e l’incoscienza della gioventù vi avrebbero guidate e protette.
Ma tutto ciò ricordate: è assolutamente normale.
Assolutamente normale.