12,2x16,1 in ~ Disegno, Acrilico, Biro, Pastello
Una scelta imprevista
Scioperammo in massa; ognuno alla fine voleva qualcosa che non c’entrava con la richiesta di aumentare le
ore di lavoro e neanche riguardava il riconoscimento della propria dignità: richieste bizzarre e qualcuna
demenziale. Il sistema non rispondeva più a nessuna richiesta essendo nello statuto previsto di ignorarle
nel caso non fossero sostenute da un consistente numero di persone e non fossero in contrasto con lo
statuto. Come umanità non facemmo bella figura, soprattutto poi per quello che accadde in seguito,
quando individui di natura violenta iniziarono a demolire postazioni di trasmissione per poi distruggere
centinaia di innocui robot. Le cose sarebbero andate tutte a posto se si fossero fermati i disordini, ma molti
in preda a pazzia distruttiva continuarono insensatamente la protesta causando non pochi danni.
Il sistema che di fronte alle iniziali richieste tacque considerandole non degne di considerazioni, si svegliò e
agì rapidamente quando i sensori periferici trasmisero sufficienti dati da far scattare l’indicatore di
sommossa da sedare. I robot reziari, mai visti prima, entrarono in azione imprigionando folti gruppi di
persone tra le quali molti casualmente presenti.
Le misure repressive previste dal codice di procedura penale per i reati contro il sistema informatico globale
prevedevano per i soggetti colpevoli la relegazione in regioni di confine. Dalla misura repressiva nessuno fu
escluso tranne un sacerdote indo asiatico che destinato al confine proprio nella sua terra, si mostrò felice di
tornare a casa a spese della comunità.
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