15,8x19,7 in ~ Pittura, Acrilico
Colle di paglia
Data la sua età, non era neanche considerato tanto saggio. Era semplicemente quello che aveva bruciato
una collina intera con uno di quei sacchi volanti che lui chiamava mongolfiere.
A noi ragazzi piaceva sentirlo parlare perché raccontava cose che non esistevano ma, quando le descriveva,
sembrava di vederle.
Il tempo era il suo pensiero fisso; gli dedicava gran parte della giornata.
Lui credeva che dell’individuo soltanto il corpo si sarebbe deteriorato, mentre l’anima no, sarebbe emigrata
in un altro mondo, più bello, dove avrebbe finalmente saputo tutto, e lì avrebbero potuto dirgli se, quanto
lui aveva pensato, fosse vero. Ho letto una sola volta le pagine dei suoi appunti ed esserne stato talmente
turbato da non cercarle più. Allego quegli appunti a queste poche righe e chi vorrà leggerle lo farà, io per
conto mio, essendo vecchio, mi recherò lontano, in riva al mare ad attendere la morte e la vita che verrà
dopo, perché anch’io credo fermamente in essa, altrimenti per quale motivo ci sono il tempo, lo spazio e il
mondo con i suoi molteplici e complessi segreti.
Ci sono due realtà che non capiamo e forse non capiremo mai e sono il nulla e l’infinito. Quando pensiamo
al nulla, riusciamo a ragionare solo in termini di assenza di spazio, quindi il nulla, significa senza spazio.
Per l’infinito il paragonarlo a qualcosa, ci porta ad una sfera in espansione o no, comunque ad una sfera
della quale riusciamo immaginarne il confine.ma, subito dopo ci chiediamo cosa c’è al di là del suo
contorno.
Questi pensieri sono l’eredità di Colle di paglia, ucciso una notte d’estate dopo che fu spento il fuoco sulla
collina sbagliata.
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