L'Amministratore delegato (2013)

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L’Amministratore delegato
Un aspetto interessante dell’Italia è che ha tante piccole città, dove tutti sanno di tutti e se, per
caso, arrivi da fuori a sorpresa, senza notizie al seguito, c’è sempre qualcuno che conosce chi ti
conosceva là da dove vieni.
Non è il caso di cui parlo, anzi, il personaggio era indigeno e ben noto a tutti, così ben noto e
sovrabbondante di informazioni che si intrecciavano malamente tra loro.
Il personaggio aveva girato mezza Italia, almeno così si diceva, andando ad occupare posti di alta
responsabilità e richiedenti capacità, preparazione e competenza. L’unico problema era che di tale
passato non c’era testimonianza se non quella dei famigliari che, armati di lettere e racconti,
costruivano, a chi lo richiedesse, un curriculum di tutto rispetto.
Nacque così il mito del grande Matteo Frangipane che, nonostante avesse lasciato la sua città con
le “pezze al sedere”, si era fatto strada dando lustro alla città, per non parlare dei parenti e degli
amici che potevano, parlandone, rivendicare uno o più episodi di intima frequentazione.
Matteo, troppo impegnato, ritornò alla sua città una volta sola, molti anni prima, quando
comparve alla guida di una vecchia Maserati che mostrò, alcuni giorno dopo il suo arrivo, qualche
problema al motore, pertanto Matteo la parcheggiò dal meccanico al quale, lanciandogli le chiavi,
disse di ripararla con comodo perché dovendo partire subito non poteva aspettare. La Maserati di
Matteo, seppur un po’datata e rotta, era pur sempre una macchina di prestigio, anzi di un datato
prestigio, pertanto divenne anch’essa, ferma sotto la tettoia, una sicura prova del suo successo.
Potete già immaginare che il racconto tratti del crollo di quel mito generato da un imprevedibile
motivo ed alimentato dal difetto tutto italiano delle piccole città.
L’azienda multiservizi locale stava per fallire a causa della montagna di debiti accumulati per
l’incapacità degli amministratori pubblici locali che da barbieri o salumieri o altro, eletti e di
conseguenza diventati subito competenti, si fecero nominare gestori di cose a loro sconosciute. La
situazione gravissima, suggerì in qualcuno l’idea, subito abbandonata, di chiamare il grande
Matteo Frangipane ad occuparsi della cosa. L’idea fu subito dimenticata, tranne che per un
consigliere che avrebbe veduto bene in quel posto se stesso, e la citazione di Matteo gli fece
credere necessario sbarazzarsi subito dell’eventuale avversario semplicemente contattandolo ed
avvisandolo di non occuparsi di una questione così disastrosa.
Fu semplicemente la ricerca di Matteo nell’ultima importantissima azienda da lui presumibilmente
diretta, realizzata con la casuale conoscenza di un suo amico, di un abitante della città sede della
ditta che, a sua volta, aveva un parente impiegato nella stessa. Risultò che un certo Matteo
Frangipane aveva effettivamente lavorato per quella ditta, ma in funzioni assai diverse da quelle
vantate; Matteo era semplicemente l’usciere, soprannominato “l’amministratore delegato” per il
modo distaccato ed altezzoso col quale trattava i colleghi; licenziato per essersi presentato come
maggiore azionista ad una delegazione straniera, riunita da lui in una sala diversa da quella dove il
vero azionista e i dirigenti, attendevano invano l’arrivo degli invitati. Inutile sarebbe qualsiasi
narrazione del seguito.

Divulgata la cosa, i parenti divennero meno parenti; gli amici, conoscenti occasionali; gli
estimatori: “mi pareva strano”, “l’avevo detto”, “non ho mai creduto”, eccetera.
Il meccanico vendette un pezzo dopo l’altro la Maserati; tutto guadagno esentasse e di Matteo
Frangipane non se ne parlò più.

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