L'Angelo caduto (2006)

19,7x19,7 in ~ Pittura, Acrilico


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Catarsi

Insomma, Cosimo era convinto che la destra stesse un po’ troppo giù e che bisognasse alzarla.
Il sarto, con santa pazienza, la sollevò di poco fissandola con filo e ago poi, guardando negli occhi Cosimo attraverso lo specchio, con voce calma cercò di convincerlo che adesso era troppo alta, ma Cosimo non si convinse, anzi al contrario, chiese al sarto di alzargli un po’ anche la sinistra che ora, effettivamente, era rimasta un po’ più bassa rispetto all’altra.
Il sarto gli sollevò un po’ anche la sinistra scuotendo la testa bonariamente, col sorriso dolce e piacevolmente rassegnato di chi da sempre ha a che fare con tanta buona, semplice gente.
Cosimo, allo specchio, gonfiando un po’ il petto ed arcuando la schiena, parve soddisfatto del risultato; ancora una stiratina ed una pettinata e la sua vestizione sarebbe stata magnificamente completa.
Sicuramente sempre più bella di quella di Fernando, macellaio di nascita; arricchito, durante la guerra col mercato nero, vendeva chissà che cosa col nome di manzo.
Fernando, con la casa più bella, la macchina più grossa ed i vestiti di firma, mentre lui Cosimo…lasciamo perdere!
Non era per sciocca soddisfazione o per inutile rivalsa ma, lo aveva visto girare li intorno Fernando e gli era parso di aspetto più che dimesso, anzi direi quasi pietoso.
E’ proprio vero che per i ricchi vale quella cosa dell’ago e del cammello, pensò.
Il sarto aveva finito; dando un colpetto di incoraggiamento sulla schiena a Cosimo, lo invitò ad andare verso la vetrata che gli si aprì improvvisamente sull’infinito.
Cosimo si fermò un attimo sul bordo del davanzale abbagliato da tanta immensità quindi, allargate le candide ali riflettenti meravigliosi bagliori, si lanciò cadere per poi sollevarsi in volo verso la sfolgorante luce lassù, in alto.

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