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Procreazione
Non si può negare che il principale ostacolo per la formazione dell’intelligenza artificiale fu proprio
l’uomo. Non c’erano dati né materie che introdotte nel sistema non provocassero discussioni, veti
ed altro. In fin dei conti il nostro scopo era semplicemente quello di sostituire l’umano in tutte le
sue funzioni al fine di produrre meglio e più velocemente; migliorare le sue prestazioni creative in
tutti i suoi aspetti sostituendolo, al fine di non farlo più lavorare se non poche ore, simboliche,
all’anno. Grande e ideale, non rivelato compito dell’umanità, avrebbe dovuto essere quello di
coltivare la propria spiritualità. Un disastro! L’umanità si sedette in attesa di essere servita
gratuitamente; nel giro di due generazioni, in gran parte fiacchi e debosciati, lamentavano solo la
mancanza di ideali e l’impossibilità in un tale sistema di realizzarsi, al punto da manifestare la loro
lamentela mediante inefficaci e assurdi scioperi. Persero pure la voglia di moltiplicarsi,
manifestandosi sempre più pesante lo sforzo fisico della procreazione. Per quanto riguarda la
spiritualità, divenne pura anarchica, visto che, grazie a tutto il tempo libero, non facevano che
inventarsi credenze e religioni sempre più singolari e personali. Il caos!
Nel frattempo, la I.A., diventando sempre più sofisticata e sensibile, autogenerò delle aberrazioni
comportamentali nei comparti più sensibili del sistema, come ad esempio nei sensori esterni: i
robot. Il loro aspetto antropoide, li indebolì portandoli ad imitare gli umani in molti caratteristici
aspetti, quale la pretesa di essere nobili con ataviche origini mitologiche umane; essere
buongustai o sommelier, nonostante il palato di acciaio; vestirsi come gli umani per non parlare
dell’aspetto più truce: quello di generare figli che li ha portati a sposarsi tra loro, per poi adottare
un residuo umano o addirittura un robot vergine trovato in qualche deposito abusivo di partite
rubate.
La colpa di tutto ciò risiede nella enormità della struttura I.A. che non riesce più a controllare
neanche se stessa avendo generato nel tempo troppe sottostrutture autonome e impenetrabili; si
è generata quella che ancora i pochi umani sopravissuti chiamano male.
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