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Solidarietà
Devo ammettere che le cose sono molto cambiate da quando ci affacciammo su un mondo
incuriosito dalla nostra presenza. Eravamo la novità; noi dall’aspetto antropoide eravamo la
rappresentanza visibile di quella rete informatica che da decenni veniva realizzata, elemento dopo
elemento, il cui nome era all’inizio semplicemente suggestivo ma che, col passare del tempo si
trasformò, per molti umani, nella materializzazione del male. I.A., Intelligenza Artificiale.
Agli umani chiedo scusa se parlo e ragiono in parte come loro, ma così mi hanno concepito e
realizzato: in aiuto e non in concorrenza e sostituzione.
E’ con queste premesse che dal mio archivio personale estraggo un ricordo che dagli umani
verrebbe definito piacevole: mi trovavo a percorrere con l’ultimo modello di macchina elettrica, la
strada delle ginestre, a nord del quartiere dei sassi, quando il motore si mise a fumare e poco
dopo la macchina si fermò. Un fastidioso inconveniente che mi costrinse a segnalare l’accaduto
alla centrale precisando di non avere gli opportuni softwere e hardwere per compiere la
riparazione. Di lì a poco si radunò un capannello di umani che discutendo fra loro espressero
diversi pareri circa il danno e la sua riparazione. Un anziano signore arrivò al punto di svitare un
pezzo e soffiargli dentro, nella convinzione che bastasse pulirlo per aggiustare tutto. Una anziana
signora mi chiese se stessi bene e, non convinta, mi portò un bicchiere colmo di olio sintetico che
mi costrinse a bere. Mi ci volle una settimana per scolare dai miei circuiti tutto quell’unto. La
questione finì con la decisione da parte di tutti i presenti, di spingere il mezzo con me dentro fino
al primo garage. Tre chilometri e mezzo di moto a spinta, accompagnati da risate e schiamazzi che
mi fecero fare la figura dello sbullonato. Un “file” che ho archiviato tra quelli più importanti.
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