23,6x23,6 in ~ Pittura, Acrilico
Ho sempre odiato le corse campestri; in realtà ho sempre odiato le corse e, nel mio intimo, invidiato chi corre. Ho assistito a parecchie gare, così, tanto per passare un pomeriggio di domenica, spostandomi da un gruppo all'altro di incitatori, magari interessati a qualcuno, loro parente. Da molti anni è obbligatoria l'ambulanza; guardandola ispira sicurezza, protezione e mi chiedo, se mi fossi dato io a quello sport, quante volte ci sarei finito dentro. Confesso, sono molto solidale con gli ultimi, perché i primi sono destinati dalla natura a vincere, basta guardarli all'arrivo: i loro fisici parlano chiaro, non c'è competizione. Ecco invece gli ultimi che, caracollando verso il traguardo, si rivelano tali per proclama divino: poderose pance, gambe grosse, bianche, venose, il più lontano possibile dal modello umano minimo richiesto per affrontare tale sport. Alla fine però, figlia dell'ipocrisia buonista ci sono premi per tutti, anche per l'ultimo: una medaglietta anonima con l' immagine di un cultore della palestra che taglia il traguardo.
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