I GIOCATORI DI CARTE (2003)

50x50 cm ~ Pittura, Acrilico


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Azzardo

Arrivammo che ormai era buio e non potei vedere il mare che era lì, vicino all’albergo
Il mattino, avevamo appuntamento con il proprietario del terreno che ci interessava, presso il
“circolo culturale” del paese che, scoprimmo, essere lo studio del tecnico che si era offerto di
assisterci, sia nell’acquisto del terreno, sia nell’espletare le pratiche relative la realizzazione.
Entrammo nella stanza “circolo” che puzzava di fiato secco e fumo. Avevano giocato a carte tutta
la notte; non ci voleva molto a capirlo guardando le occhiaie delle sei o sette persone presenti.
Il proprietario del terreno si presentò citando soltanto il proprio nome: Raffaele, lo stesso che
utilizzavano tutti parlando di lui. Era un individuo dall’aspetto piuttosto rozzo e tale era anche nel
parlare., ma nell’atteggiamento mostrava una certa presunzione di superiorità che rimarcava con
lo sguardo, acuto ed indagatore, a volte sprezzante.
La trattativa durò poco perché Raffaele espresse subito le proprie richieste: ci avrebbe ceduto il
terreno al prezzo corrente se avessimo espletato entro un anno tutte le pratiche relative la
costruzione, in caso contrario, avremmo pagato dieci volte il suo valore. Una proposta pazza,
senza precedenti ed illogica; rimasi per qualche attimo confuso; evidentemente lui, e i presenti
che ascoltavano, oltre a ritenere la proposta normale, pensavano lo fosse anche per noi.
Raffaele ripetette la proposta, unica, per ottenere il terreno, chiedendomi se mi piacesse il rischio.
Fu questa domanda che mi chiarì la pazzia della proposta: era un gioco come il poker o la roulette.
Raffaele e gli altri amavano il gioco d’azzardo. Abbandonammo il paese e l’impresa.
A Milano mi arrivò un messaggio di Raffaele: ero un vigliacco, io, non lui che rischiava solo di
cedere il terreno al prezzo di mercato.

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