Kidnapper sottrasse ai genitori il bimbo sotto la minaccia di sgozzarlo se avessero reagito, poi scappò verso la porta tenendo il rapito stretto al petto senonché, il bimbo, satollo di pappe omogeneizzate e creme al latte, sentendosi così stretto, iniziò a svuotarsi come una peretta da clistere. Kidnapper, preoccupato per il suo vestito nuovo, continuando la corsa, lo afferrò con entrambe le mai e tenendolo distante a braccia distese, imboccò le scale che, di gradino in gradino, venivano dal bimbo abbondantemente spruzzate di pupù marroncina dalla consistenza di yogurt greco.
Kidnapper scivolò facendosi di schiena tutta la scala; il bambino, cadutogli sulla pancia, si divertì a cavalcarlo, tanto che alla fine della corsa continuava ad incitare il povero Kidnapper a colpi di culetto perché proseguisse anche per l’altra rampa di scale.
Kidnapper oltre alla commozione cerebrale per la serie di colpi di gradino presi sulla nuca, si ruppe il coccige, una costola, incrinò tre vertebre, si spezzò con frattura scomposta entrambe le braccia; insomma, una ecatombe tale da insospettire il Giudice che, preso da profonda compassione per il disgraziato, accusò la coppia di genitori di tentato omicidio per eccesso di difesa.
Fortunatamente per i due sposini, un poliziotto insospettito dal consistente odore di merda proveniente dal vestito di Kidnapper, avvisò il proprio superiore che con un ulteriore sopralluogo nella casa dei due mancati assassini e con la raccolta di qualche traccia organica, dedusse l’accaduto: Kidnapper aveva fatto tutto da solo, scivolando per le scale e contemporaneamente pulendole col proprio vestito.
Kidnapper, il busto e le braccia ingessate, fu tradotto in carcere proprio alla vigilia di Natale.
La storia finì bene per i genitori e per il bimbo che, il giorno di festa, poterono ingozzarsi di capelletti in brodo, arrosto di manzo e panettone ripieno di cioccolato.
Invece Kidnapper non ebbe fortuna perché in carcere, visto che essendo tutto ingessato a braccia aperte camminava deambulando come un cipresso al vento, gli cambiarono il nome da Kidnapper a Vera Croce e tutte le volte che si spostava deambulando, una piccola processione di perditempo lo seguiva cantilenando sommesse giaculatorie.
Il giorno di Natale, mentre un poliziotto, incazzato nero, lo imboccava ondulando il cucchiaio e facendo il verso dell’areoplanino, Kidnapper non poté trattenersi dal canticchiare dentro di se: “Un Natale cosiii non lo potrò dimenticaaar…”